Il futuro della politica è sui social?

da | 11 Giu 2018 | Cultura digitale

Ah, i social: che fantastica invenzione! Con qualche click puoi pubblicare ciò che vuoi e potenzialmente arrivare a chiunque in qualsiasi parte del mondo. Tra i diversi aspetti in cui i nuovi media hanno cambiato le nostre vite c’è sicuramente il modo di fare politica. Da qui non si torna indietro: Facebook, Twitter, Instagram hanno modificato per sempre la relazione tra la figura del politico e il cittadino elettore.

Con l’avvento dei social network la comunicazione si è trasformata passando da unidirezionale come con quotidiani, radio e tv, a biderezionale, con i social, portando a livello paritario chi veicola il messaggio e chi lo riceve.

Esco da trenta giorni di campagna elettorale vissuti in prima persona come candidata alle scorse regionali della Valle d’Aosta. Quest’esperienza mi ha fatto rendere conto che i politici non hanno ancora capito come utilizzare in modo intelligente e costruttivo le piattaforme social. Eppure tutti, in un modo o nell’altro, si sono lanciati in questo mondo. Qual è però il vero dramma nella relazione tra politico e social network?

Non li sanno usare

La maggior parte dei politici non ha nemmeno il profilo Facebook e se ce l’ha lo usa principalmente per mandare il “buongiornissimo kaffè” agli amici, per condividere fake news (senza ovviamente saperle riconoscere) o per pubblicare le foto delle vacanze. Immaginate la faccia perplessa quando si inizia a parlare di pagine Facebook, target, campagne di sponsorizzazione e strategie di comunicazione.

Non li capiscono

La classe politica è per lo più vecchia e analfabeta digitale e fa fatica a capire i nuovi mezzi di comunicazione. I social sono parte del nuovo modo di comunicare e di arrivare alle persone; qui la gente legge, guarda e (udite, udite!) commenta. I social lanciano chiunque nel mondo in pasto ai leoni da tastiera e stare chiusi nei palazzi di sicuro non li salverà. Le persone hanno opinioni e vedono sostanzialmente in malo modo la politica e chi ne fa parte. Scrivere un pensiero sui vaccini e non aspettarsi una reazione della platea che legge è da ingenui.

Si improvvisano

«Usiamo Facebook così in queste elezioni vinciamo di sicuro. Cosa ci vuole? Un paio di foto sorridenti, qualche intervista e gattini. Tutti amano i gattini!»

Improvvisarsi esperto in social media non aiuterà a vincere le elezioni (e nemmeno i gattini). Non basta pubblicare. C’è bisogno di studio, analisi, capire quali contenuti mettere online, con quale linguaggio, chi è il pubblico di riferimento, se e quali social usare. Una strategia di comunicazione non si elabora in cinque minuti con idee a caso magari copiate un po’ qui e un po’ là. Video? Il 2018 è l’anno dei video (così come lo doveva essere il 2017, il 2016, il 2015…) ma farli tanto per fare non serve ed è controproducente. Non tutti sanno stare davanti a una telecamera e non è vero che basta uno smartphone per fare dei bei video.

In che modo usare i social per la politica?

Partiamo dal presupposto che utilizzare i social porta via del tempo. Pensare di aumentare la propria base elettorale con un paio di fotografie simpatiche e di farlo in trenta giorni di campagna elettorale è da folli. Ci va del tempo per essere credibili e trasformare i followers in veri e propri seguaci e brand ambassador. Tralasciando il fatto che in campagna elettorale i politici, o gli aspiranti tali, sono tutti alla ricerca del voto, per creare una community ci va costanza. I social network sono un investimento di tempo, di denaro (sì!) e richiedono qualcosa in più di cinque minuti al giorno: bisogna avere le idee chiare e lavorare quotidianamente seguendo una linea.

Creare una narrazione

Prendiamo come esempio la campagna elettorale del 2013 di Matteo Renzi. Il messaggio (condivisibile o meno) era “l’Italia verso il cambiamento” e su questo concetto si è sviluppato il suo approccio comunicativo. Si è proposto come “rottamatore” del vecchio modo di fare politica e quel cambiamento è passato anche attraverso i social. Le dirette Facebook rispondendo alle domande all’hashtag #matteorisponde sono state il modo per parlare e interagire con l’elettorato (insieme a tutta una seria di immancabili haters). Così facendo ha annullato le distanze tra lui e la casalinga di Voghera e soprattutto ha fatto saltare l’intermediazione del giornalista, notoriamente non sempre super partes.

Il messaggio che si decide di veicolare deve essere coerente su tutti i mezzi (stampa, tv, social, al bar con gli amici) in modo da essere riconoscibile tra la marea di messaggi proposti e coinvolgente per chi ascolta.

Linguaggio informale

Utilizzare un  canale come Facebook e parlare come fosse un comunicato stampa è sbagliato. Sui social l’intenzione è quella di svagarsi, guardare cosa fanno gli amici e passare del tempo nei momenti di noia. In quest’ottica, l’uso di un linguaggio informale su questi mezzi aiuta a costruire relazioni con i propri fan creando uno spirito di community che si auto-alimenta. Le persone si sentiranno parte di qualcosa e non semplici spettatori (come succede nella comunicazione classica sui quotidiani). Risultare semplici, chiari e senza sovrastrutture è la modalità centrale per una strategia di comunicazione politica efficace. Per fare un esempio possiamo citare Silvio Berlusconi. Fino a marzo 2018 sulla sua pagina Facebook potevamo trovare solo interviste rilasciate a questo o quell’altro giornale, parti di video da trasmissioni tv o dirette da eventi formali di Forza Italia. Era un tipo di comunicazione molto istituzionale, poco diretta. Da inizio marzo la comunicazione si è fatta più personale nello stile più Berlusconi che siamo soliti vedere anche in televisione e sui rotocalchi. Cambiato social media manager?

Il futuro della politica è sui social?

Sicuramente i social network sono una realtà molto ben consolidata e che inizia a farsi spazio anche nella sfera politica italianala quale avrà sempre più la necessità di relazionarsi con la propria base in cerca di consenso. Questo porterà a un’inevitabile individuazione sempre più precisa del proprio target per poter veicolare il giusto messaggio.

Tu cosa ne pensi? I social sono la nuova frontiera della politica? Fammelo sapere con un commento e non dimenticare di iscriverti alla newsletter!

ERICA RUDDA

Consulente di marketing digitale